Achille Funi – Madonna

autore: ACHILLE FUNI
titolo: Madonna
tecnica: affresco
misure: cm. 61 x 46
epoca: 24 maggio - 12 giugno 1956
collocazione: Casa del Pittore; in piazza Minoia è visibile la copia

 

dipinto di Achille FuniL'opera. Funi terminò l'opera in studio il 12 giugno 1956 dopo aver avuto diverse incertezze circa il soggetto da raffigurarvi. Oltre al tema della Madonna aveva pensato alla raffigurazione di una leggenda del paese. Il dipinto che si osserva, copia eseguita da Aurelio Morellato per questioni di conservazione, ricalca la tipica immagine sacra conservata nelle edicole devozionali. Il linguaggio classicheggiante è testimonianza della militanza di Funi nella corrente artistica di “Novecento”.

 

L'artista. Nacque a Ferrara il26 febbraio 1890. Nel 1906 si trasferì a Milano dove divenne allievo di Cesare Tallone all'Accademia di Brera. Nel 1914 fu tra i fondatori di Nuove Tendenze, un movimento con forti legami con il Futurismo.
Durante la prima guerra mondiale si arruolò nel Battaglione Volontari Ciclisti aderendo al Futurismo. Nel1920 firmò il "Manifesto contro tutti i ritorni in pittura" insieme a Dudrevilte, Russolo e Sironi e tenne una personale alla Galleria d'Arte di Milano.
Nel 1922 fu tra i fondatori del movimento Novecento e partecipò alla prima mostra collettiva che si tenne alla Galleria Pesaro ne11923. L'anno successivo espose alla Biennale di Venezia, mentre nel1926 fece parte del Comitato Direttivo del gruppo di Novecento. Nel1930 realizzò alcune decorazioni murali per la IV Triennale di Monza.
Nel 1933 fu firmatario del manifesto di Sironi sulla pittura murale e realizzò alcune opere ad affresco per la V Triennale di Milano. Tra il1934 e il 1937 eseguì il ciclo di affreschi per il Palazzo Comunale di Ferrara intitolato "Mito di Ferrara". Nel 1939 venne nominato insegnante di figura disegnata presso il Liceo Artistico dell'Accademia di Brera e quasi contemporaneamente il ministro Bottai gli creò appositamente una cattedra di affresco, sempre a Brera. Nel 1957 subentrò all'amico Aldo Carpi nella direzione dell'Accademia di Brera.
Morì ad Appiano Gentile (Como) il 26 luglio del 1972.

 

Notizie storico-critiche. La posa della Madonna di Arcumeggia ricalca quella di numerosi ritratti o figure femminili che costellano l'intera carriera dell'artista. Funi adottò una soluzione più naturalistica se confrontata con lo stile che privilegiò nel corso della sua lunga produzione artistica.
Probabilmente in passato avrebbe risolto la questione formale seguendo un canone più vicino allo stile picassiano della fase classicista posteriore all'esperienza cubista. È possibile quindi supporre che, nell'esecuzione dell'opera da destinare ad Arcumeggia, l'artista avesse optato per uno stile naturalistico più schietto, più immediato, "popolare" e perciò adatto alla cornice rustica del borgo al quale era destinato.
Per una questione di conservazione dell'opera, l'originale affresco di Funi è stato staccato e collocato all'interno della Casa del Pittore, mentre in piazza Minoia si può osservare una copia eseguita da Aurelio Morellato. Tuttavia, la scelta di trasferire l'opera originale in un luogo più riparato non ha avuto che effetti parzialmente positivi, dal momento che anche questa versione presenta evidenti segni di deperimento che impediscono una valutazione obiettiva del dipinto. Le più consistenti cadute di colore sono rilevabili in corrispondenza del velo e tendono ad appiattire la volumetria della figura, mentre il volto e la mano lasciano ancora abbastanza intuire la qualità formale originale dell'affresco di Funi.
Significativa ed eloquente è la lettura dell'opera che fece Giorgio Kaisserlian poco dopo la sua esecuzione: "All'ingresso del villaggio, in faccia ad una modesta trattoria (…) ci accoglie l'affresco di Achille Funi. È una Madonna ed acquista il valore di un «ex voto», come se gli abitanti di Arcumeggia ringraziassero la Vergine per l'incolumità del villaggio in questi tempi inquieti" (in "II Popolo di Milano", 12-8-1956).
Sempre a proposito di questo dipinto, anche Agnoldomenico Pica (1967) scrisse che la Madonna di Funi "riecheggia uno dei momenti migliori del maestro, quello fra il '25 e il '30 in cui gli riuscì talvolta di restituire all'infatuazione e al mito neoclassici una epidermica, e tuttavia vibrante e sognante, attualità".

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Achille Funi – Madonna

 

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