Archivio
Il materiale proposto in questa sezione è solo una piccola parte dei documenti presenti presso il Centro Documentale su Arcumeggia e presso l'Archivio Pro Loco.
Repertorio fotografico... (in allestimento)
Film e documentari... (in allestimento)
Rassegna Stampa... (in allestimento)
Documenti, atti, ecc... (in allestimento)
STORIA E PROTAGONISTI DELLA GALLERIA ALL'APERTO DEGLI AFFRESCHI DI ARCUMEGGIA
Riduzione ed integrazioni a cura di Angela Viola
Nel 1967 Piero Chiara scrisse, nell'Introduzione al volume “Arcumeggia la galleria all'aperto dell'affresco” che “... Arcumeggia, alta sulla Valcuvia, fu luogo di passo, con qualche osteria e locanda, fin da epoche lontane. Si aggruppò sul colle, richiamò a sé gente del piano, contadini e pastori, e traversò per secoli una lunga vicenda che la storia non registra. Qualche pietra, qualche tomba, i rudimenti latini del suo nome (Arx media) e qualche voce celtica, latina o longobarda nel suo dialetto, sono quanto rimane.”
Del passato più antico del paese, in effetti, non si conosce di più. Come diversi altri nuclei rurali di media montagna, affacciati sulla vallata allora certamente paludosa e poco ospitale, Arcumeggia nacque come “punto strategico per spiare le mosse dei Leponzi vigilanti sulle montagne della parte opposta del Lago Maggiore”. L'insediamento primitivo è quindi di età romana, con l'edificazione di quella Arx media, “fortezza di mezzo” che, insieme a numerose altre fortificazioni consentirono ai Romani prima di tenere a bada e poi annientare il fiero popolo alpino dei Leponzi.
Poche costruzioni, in pietra locale, caratterizzarono questo luogo di osservazione e controllo dei transiti militari e commerciali, e la tipologia degli edifici più antichi documenta le funzioni dell'insediamento: muri difensivi, feritoie, contrafforti e angusti passaggi, che facevano di Arcumeggia un luogo difensivo di carattere strategico.
Agricoltura e pastorizia rappresentarono per secoli le fonti di sostentamento degli abitanti: in particolare l'allevamento del bestiame, e soprattutto di capre, consentì la sopravvivenza agli abitanti che caparbiamente continuarono a vivere quassù.
Nel secolo XV il territorio della Valcuvia fu concesso in feudo al nobile Pietro Cotta e Arcumeggia è censita tra le comunità della Pieve della valle fin dal 1558, come risulta dell'estimo del Ducato di Milano, depositati presso l'Archivio di Stato e dagli aggiornamenti del XVII secolo. Nel 1727 il feudo dei Cotta passò al conte Giulio Visconti Borromeo Arese. Un sindaco ed un console, eletti ogni anno all'inizio di gennaio, amministravano la comunità, occupandosi del governo del territorio, degli affari interni e delle questioni legali.
Arcumeggia rimase Comune autonomo fino al 1927, quando la riforma amministrativa delle municipalità ne stabilì la soppressione e il borgo fu accorpato al Comune di Casalzuigno (Regio Decreto 16 settembre 1927): il provvedimento, soprattutto inizialmente, fu avversato dai residenti, che temevano così di perdere la loro autonomia amministrativa e che tentarono, sul finire degli anni '40 del Novecento, di tornare ad essere Comune autonomo, senza tuttavia riuscirvi.
Fin dalla seconda metà del secolo XIX la comunità visse il grande problema dell'emigrazione: praticamente tutti gli uomini validi, non esclusi i ragazzi e talvolta ancora i bambini, lasciarono le loro case per raggiungere la Svizzera, la Germania e la Francia, dove si impiegavano come manovali, muratori, decoratori, scalpellini, per trovare fonti di sostentamento più certe per sé e per le famiglie che erano rimaste al paese. Le povere risorse locali, legate ad una pratica agricola di pura sussistenza, rendevano necessario l'abbandono e la ricerca di lavori retribuiti oltralpe: a fine Ottocento oltre il venti per cento della popolazione già partecipava all'enorme flusso migratorio che coinvolse per oltre un secolo la nazione, e molte famiglie da allora vissero delle preziose “rimesse” degli emigranti, lontani da casa in genere da marzo a novembre, talvolta per interi anni.
Lo spopolamento legato all'emigrazione, alla crisi prima e all'industrializzazione del secondo dopoguerra poi, fece sì che Arcumeggia, come tanti piccoli paesi di media montagna, vivesse negli anni '50 del Novecento una condizione di progressivo abbandono: gli abitanti (304 nel 1894) continuarono a diminuire, fino a raggiungere 156 unità nel 1956. Necessità economiche, la ricerca di condizioni di vita meno disagevoli, il bisogno di garantire ai figli un maggiore livello di istruzione portavano famiglie intere a lasciare il paese, per stabilirsi a valle, o addirittura in città. Milano, Novara, Varese divennero, oltre alla Valcuvia, i luoghi di residenza stabile; Arcumeggia si tramutò nel luogo di vacanza, per i nativi che vi possedevano la casa di famiglia e per i villeggianti che, durante tutta l'estate, vi affittavano case per godere della salubrità e della tranquillità del posto.
Il problema del progressivo spopolamento delle località minori, ambienti rurali di collina e media montagna, era comune a molti paesi della provincia di Varese. Nella “città giardino” si svolgevano invece, grazie all'impegno dell'Ente Provinciale per il Turismo (E.P.T.) manifestazioni culturali di elevato livello e di grande richiamo: basti citare il Festival Internazionale del Cinema che, per tre edizioni, richiamò a Varese artisti di fama internazionale tra i più apprezzati del momento e portò il nome della città ben oltre i confini provinciali. All'esperienza, abbandonata per i costi eccessivi, seguì l'individuazione di un nuovo obiettivo che l'E.P.T. nel 1956 annunciò di voler perseguire: nel programma di quell'anno si disse che, oltre alle manifestazioni già conosciute, “verranno aggiunte altre in alcuni centri periferici in quanto notevoli fondi sono stati stanziati per potenziare in ogni modo l'attività che riguarda la provincia”.
Nacque così il premio letterario di Duno e il Concorso “Le Noci D'Oro”, con cui veniva premiato l'artista cinematografico dell'anno, che riportarono nel varesotto divi del palcoscenico e del grande schermo; un'altra ambiziosa iniziativa prevedeva l'apertura di una galleria d'arte in Valcuvia, da inaugurare con una mostra di pittori romani, tra cui Novella Parigini. La galleria avrebbe dovuto accogliere, ogni mese del periodo estivo, mostre di artisti provenienti di Milano, dalla Svizzera o da altri centri; accanto a questo progetto nacque l'ipotesi di dipingere le facciate degli edifici di qualche piccolo paese.
Prese vita allora il progetto che avrebbe poi dato vita ad Arcumeggia, anche se all'inizio non era chiaro quale fosse la località da scegliere e quali gli artisti da coinvolgere. Il 6 febbraio 1956 il Direttore dell'E.P.T. Manlio Raffo partecipò alla tradizionale “Festa dell'Emigrante”: i problemi del piccolo centro, in particolare la difficile percorribilità della strada sterrata e tortuosa che lo collegava al fondovalle, vennero portati all'attenzione degli intervenuti ed è molto probabile che già in quell'occasione la piccola località valcuviana si sia rivelata interessante centro rurale da abbellire mediante l'opera di artisti di elevata qualità.
1956
Il 26 febbraio 1956, durante una riunione dei Presidenti Pro Loco delle valli varesine, del Lago di Varese e di Somma Lombardo, il Presidente dell'E.P.T. Mario Beretta ed il Direttore Manlio Raffo illustrarono il programma estivo che prevedeva attività da svilupparsi in tutta la Valcuvia: nascevano così le iniziative “Pittori in Vacanza”, all'inizio mostra permanente di pittura contemporanea, e la proposta di dipingere le facciate delle case di Arcumeggia, “una graziosa frazione di Casalzuigno”. La Pro Arcumeggia accolse con entusiasmo la decisione dell'E.P.T. di Varese e celermente comunicò i metri quadri di parete disponibili per essere affrescati, dichiarando che “la gente di Arcumeggia si era sentita profondamente onorata di tale scelta”.
Da quel momento in poi si avviarono i preparativi per la realizzazione del progetto. Nei mesi da marzo a giugno 1956 il Comitato Organizzativo che ebbe il compito di contattare gli artisti e seguire i lavori fu coinvolto in un'intensa attività; ne fecero parte Arduino Nardella, Bruno Munari, Marco Valsecchi, Vincenzo Costantini e Dino Villani. Si stabilì che gli artisti avrebbero dovuto inviare alcuni bozzetti relativi agli affreschi da realizzare, e che gli stessi sarebbero stati esposti in una mostra presso il Palazzo Comunale di Cuvio, a partire dall'8 luglio. Successivamente sarebbero stati realizzati i primi dieci affreschi, che il 22 luglio sarebbero stati pronti per l'inaugurazione della Galleria e per l'apertura di un concorso di pittura estemporanea denominato “Aspetti della Valcuvia”. Gli affrescatori, ospiti del Comitato Organizzatore e interamente spesati, avrebbero avuto a disposizione una settimana di tempo per completare la loro opera. Ai primi di maggio erano già stati presi contatti con gli artisti, ed il Comitato aveva scelto anche gli spazi sulle pareti delle case di Arcumeggia da destinare a ciascuno di essi. La cura degli aspetti tecnici della realizzazione fu affidata all'architetto Bruno Ravasi. Dopo una serie di fitti incontri, scambi epistolari, sopralluoghi, invii di bozzetti e materiali, si giunse alla definizione del gruppo dei pittori coinvolti: Brancaccio, Funi, Menzio, Saetti, Tomea, Usellini, Tomiolo, Morelli, Montanari, Ferrazzi. Non tutti gli artisti avrebbero, tuttavia, realizzato il proprio affresco in loco: Funi e Saetti, ad esempio, preferirono lavorare in studio ed inviare poi le loro opere per essere installate nel luogo prescelto.
La mostra, inaugurata a Cuvio l'8 luglio, venne allestita dall'architetto Ravasi e presentava, oltre alle opere dei dieci artisti della Galleria all'aperto dell'affresco, tre opere fuori concorso del pittore Arduino Nardella.
Nei giorni immediatamente successivi si aprì il cantiere a cielo aperto che avrebbe portato alla nascita della Galleria che ancora oggi ammiriamo. I cronisti registrarono con attenzione il susseguirsi dei lavori, e la piacevole atmosfera creatasi tra gli artisti, la gente del luogo, i fotografi e i giornalisti stessi. Non era un fatto scontato o consueto poter assistere all'esecuzione di un'opera d'arte e men che meno dialogare e scherzare con l'artista stesso. Anche la presenza contemporanea di tanti artisti aggiunse grande impulso all'opera di valorizzazione del piccolo borgo rurale; tra tutti emerse Gianfilippo Usellini, che avrebbe poi avuto un ruolo di spicco negli anni successivi.
La creazione della Galleria all'aperto dell'affresco, cui la stampa locale, nazionale ed internazionale diede ampio risalto, attrasse molti artisti a partecipare al concorso estemporaneo “Aspetti della Valcuvia”, che registrò più di duecento iscritti e si svolse il 22 luglio. Le migliori opere eseguite vennero esposte da 30 luglio al 2 settembre presso le sale del Palazzo Municipale di Cuvio e al concorso presero parte altri importanti nomi della pittura contemporanea; tra i tanti, occorre registrare la presenza di Sante Monachesi, che pochi anni più tardi interverrà con un proprio affresco sulle pareti di Arcumeggia.
La critica accolse ed accompagnò gli eventi del 1956 con grande favore e con commenti molto lusinghieri. A questo proposito Margherita Sarfatti, la grande protagonista di “Novecento”, il più importante movimento artistico italiano fra le due guerre, scrisse: “Arcumeggia in Valcuvia segna un passo innanzi. E' un villaggio pioniere e pilota. Rappresenta un piccolo, riuscito tentativo per riavvicinare l'arte alla vita, in non oziose e non leziose né artificiose vacuità. E Dio sa – ma lo sappiamo noi pure – quanto ve ne sia di bisogno, anzi di primaria e fondamentale necessità.
1957
Dopo il successo del 1956 si impose per l'E.P.T. la prosecuzione dell'attività; furono contattati altri artisti, si progettò la realizzazione di strutture adatte ad ospitare coloro che avrebbero accolto l'invito a partecipare all'arricchimento della Galleria all'aperto. Su progetto dell'architetto Ravasi si diede compimento alla Casa del Pittore, concepita per offrire agli artisti la possibilità di un soggiorno tranquillo e comodo: quarantacinque persone di Arcumeggia offrirono gratuitamente il loro aiuto per la realizzazione dell'opera, che fu inaugurata il 15 luglio 1957. La Casa, semplice ed accogliente, in posizione panoramica a dominare il paese e la valle, riscosse subito i consensi da parte degli stessi artisti. L'E.P.T. stabilì con un regolamento le modalità di soggiorno, riservato nel periodo estivo esclusivamente a pittori che volessero cimentarsi nella tecnica dell'affresco.
Nell'estate del '57 altri artisti furono contattati per arricchire la Galleria: tra gli altri Remo Brindisi, Aligi Sassu, Aldo Carpi, Cristoforo De Amicis, Ilario Rossi, Felice Casorati e Renato Guttuso, esponenti prestigiosi dell'arte italiana del Novecento.
La casa venne inaugurata il 16 ottobre, e nella settimana successiva Brindisi e Sassu misero mano alla realizzazione delle loro opere. Si trattava di affreschi di grandi dimensioni, e ancora l'ospitalità e la disponibilità di organizzatori e residenti si rivelò preziosa. Nell'autunno nacquero così due delle opere fondamentali della preziosa raccolta.
Nello stesso anno si ripeté il concorso “Aspetti della Valcuvia”, con numerosi partecipanti, e l'esposizione delle opere presentate fu allestita presso il Palazzo Comunale di Cuveglio, per valorizzare altre località della valle. L'attenzione e la cura che l'E.P.T. continuò a dedicare soprattutto ad Arcumeggia portarono a considerare altri interventi, che si rendevano necessari per garantire la buona riuscita delle manifestazioni e agevolare l'afflusso e l'accoglienza dei numerosi visitatori: si pose mano così alla sistemazione della strada che collegava la Valcuvia alla Valtravaglia e al Lago Maggiore, nonché alla via di accesso al paese. Nel settembre dello stesso anno venne inaugurato il monumento ai caduti, che era stato rifuso in bronzo, sempre su iniziativa dell'E.P.T.
1958
Il 1958 vide la presenza di De Amicis, già coinvolto fin dall'anno precedente, e di Luigi Montanarini e Sante Monachesi. Agli inizi di giugno Gianfilippo Usellini, che era diventato una delle figure trainanti della manifestazione, lanciò l'idea di realizzare una Via Crucis per la chiesa di Arcumeggia: ciascuna delle quattordici stazioni sarebbe stata affidata ad un artista diverso che, lavorando su un telaio di dimensioni standard, avrebbe svolto il tema sacro prescelto. Durante l'estate si rinnovò l'appuntamento con il concorso “Aspetti della Valcuvia” che, per il terzo anno consecutivo, registrò oltre duecento iscritti; tra loro figurano anche alcuni dei pittori che avevano già affrescato Arcumeggia. A conclusione della intensa stagione il noto critico Agnoldomenico Pica espresse sulla Galleria all'aperto dell'affresco un giudizio significativo che rivalutava la funzione decorativa della pittura a fresco in sintonia con il paesaggio circostante: “In questo senso ci sembrano particolarmente probanti gli affreschi di Bruno Saetti, di Enzo Morelli e, specialmente, quello di Remo Brindisi, il quale, inaspettatamente e con estro del tutto attuale, ha saputo ritrovare il ritmo compendiario e l'ordine generoso di quelle facciate dipinte che, dal Bellunese alla Liguria, furono tra le molte gemme della tradizione italiana. A medesimi principi, di una tematica determinata e di una calcolata funzionalità pittorica, si ispira la recente impresa che, bandita dal fervido ingegno di Gianfilippo Usellini, si concluderà con la dotazione per la chiesina di Arcumeggia di una Via Crucis dipinta da quattordici pittori, uno per stazione.”
1959
Il successo dei primi anni spinse l'E.P.T. a perseguire ulteriori progetti di rinnovamento. Oltre a risolvere alcuni importanti problemi logistici, legati ai collegamenti ed alla promozione turistica, si cercò di allargare la possibilità di partecipare al concorso di pittura estemporanea “Aspetti della Valcuvia” da parte degli artisti, stabilendo che si svolgesse in tre fasi e stipulando un accordo con la Società Permanente di Belle Arti di Milano, affinchè provvedesse al trasporto dei pittori in autobus.
Diversi paesi della valle divennero altrettanti centri di interesse per gli artisti partecipanti; oltre ad Arcumeggia, anche Duno, Orino, Cuveglio, Rancio, Cassano e Cittiglio offrirono scorci per opere presentate al concorso.
Proseguiva intanto la realizzazione della Via Crucis; all'idea iniziale di sistemare i dipinti all'interno della chiesa parrocchiale subentrò, da parte dei dirigenti dell'E.P.T., il proposito di “attuare un'opera veramente di grande rilievo, oltre che per la partecipazione di tanti illustri artisti, anche per quanto concerne la sia presentazione e sistemazione da un punto di vista generale ed architettonico”, come scrisse Beretta informando gli artisti del procedere dei lavori. Le prime stazioni furono realizzate in quell'anno, ad opera di Tomiolo, Usellini, Montanarini e Monachesi.
Proprio questi ultimi due artisti realizzarono in quell'anno i propri affreschi: entro la prima metà di luglio Montanarini portò a compimento sia l'affresco che la stazione della Via Crucis, mentre molto più travagliato fu il percorso creativo di Monachesi, che ancora al 15 del mese lavorava a diversi bozzetti senza trovare la soluzione per lui più soddisfacente. Poi, rapidissimo, compì il proprio affresco, che intitolò “Le donne di Arcumeggia”: ne nacque un vero e proprio scandalo, sollevato in prima battuta dal parroco che si indignò per le figure femminili nude tanto da esporre denuncia presso la Questura di Varese. A composizione della vicenda, l'artista accettò di rivestire con una piccola opera di censura le donne presenti nell'affresco, e successivamente di mutare il titolo dell'opera in “Trionfo di Gea”. Se l'affresco di Monachesi aveva conosciuto un esordio tanto travagliato, occorre però sottolineare quanto cordiale, amichevole e significativo era stato, invece, il suo soggiorno ad Arcumeggia: proprio in quei giorni l'artista scrisse un “Manifesto della Pittura” che sottolineava l'importanza della decorazione ad affresco sulle pareti delle case, e lanciò a Raffo l'idea di un convegno di studi su pittura e architettura, che avrebbe dovuto essere caratterizzato dalla partecipazione di illustri studiosi e artisti internazionali.
1960
Anche il 1960 fu un anno intenso, denso di iniziative e di successi: l'azione dell'E.P.T. Continuò ad essere rivolta alla promozione dell'intero territorio provinciale e delle sue bellezze paesaggistiche attraverso manifestazioni di qualità.
Come era ormai divenuta prassi, nel luglio si tenne il concorso “Aspetti della Valcuvia”, per il quale tuttavia gli organizzatori stavano ipotizzando una nuova formula: inviti ad un gruppo di artisti tra i più noti in diverse località del Varesotto, con la finalità di far realizzare loro, al termine del soggiorno, alcune opere sul tema “Aspetti del Varesotto” da esporre in una mostra da tenersi a Varese, e non più in Valcuvia.
Il 15 dicembre dell'anno precedente era intanto scomparso Mario Beretta; nell'estate successiva, durante l'inaugurazione della consueta mostra, venne scoperta una lapide posta ad Arcumeggia in ricordo del suo determinante contributo alla nascita della Galleria all'aperto dell'affresco. Prese il suo posto alla presidenza dell'E.P.T. Emilio Giudici, e l'ente continuò a lavorare con rinnovata energia ed ambizione, cercando di coinvolgere nuovi prestigiosi artisti, tra i quali Guttuso, Cassinari, Cantatore, Migneco, Gentilini, Annigoni, Casorati, Soffici, Dova, Rossi, Brindisi, Cagli, Borra, Pirandello, Treccani, Conti, Mattioli, Guzzi e Lodi. Dallo spessore dei nomi interpellati emerge chiaramente il desiderio di elevare il proprio operato ad un livello qualitativo di spicco, superando ogni provincialismo.
Alcuni tra questi artisti rifiutarono l'invito, altri (Treccani, Dova, Rossi) si dichiararono interessati e disponibili; contemporaneamente si arricchì la Via Crucis di nuove stazioni e, nonostante fosse passato poco tempo dalla realizzazione delle prime opere si constatò che i primi quattro dipinti avevano subìto dei danni e richiedevano un intervento riparatore.
1961
Già alla fine del '60, nella stesura del programma per la stagione successiva comparvero il completamento della Via Crucis e la realizzazione di un corso estivo sulla tecnica dell'affresco moderno, in collaborazione con l'Accademia di Brera. Questo, accanto all'ormai consolidato concorso estemporaneo “Aspetti della Valcuvia”, fu sicuramente l'avvenimento più interessante dell'anno: riservato a dodici allievi che avevano frequentato col maggiore profitto il terzo o il quarto anno di Accademia in qualsiasi istituto italiano, fu affidato ad un Comitato Organizzatore formato da quattro docenti di Brera: Borra, Cantatore, Morelli e Usellini. Furono selezionati i giovani ammessi al corso, che sarebbe durato un mese, e che fu inaugurato il 20 agosto presso Villa Bozzolo a Casalzuigno, alla presenza del Ministro del Turismo e dello Spettacolo Alberto Folchi e del Soprintendente ai Monumenti della Lombardia Luigi Crema. Ogni allievo pose il proprio studio in un cortile di Arcumeggia, eseguendo disegni, cartoni e affreschi allo scopo di esercitarsi. La guida del corso era stata affidata a Gianfilippo Usellini, mentre Montanari e Morellato tennero alcune lezioni. Alla chiusura dell'esperienza i partecipanti ricevettero un diploma ed una medaglia d'argento, le opere vennero esposte nei cortili dove avevano lavorato ed i tre autori delle migliori produzioni ricevettero un premio in denaro da cinquantamila lire ciascuno.
Nel corso della stagione Morellato procedette allo strappo del primo affresco di Usellini (oggi conservato presso la Casa Del Pittore), che si era impegnato a realizzarne un altro, con lo stesso titolo, di dimensioni maggiori. Anche Monachesi espresse l'intenzione di rimettere mano ai propri lavori, per ritoccare quello della Via Crucis e rifare l'altro che era stato manomesso con colori lavabili per motivi di censura.
1962
Temporaneamente sospeso il corso dell'affresco per carenza di fondi, furono nuovamente invitati ad Arcumeggia artisti di grande rilevanza, quali Migneco, Dova, De Chirico. Dei tre pittori, solo il primo realizzò il proprio dipinto, che venne presentato il 28 giugno alla presenza dei Dirigenti dell'E.P.T., di colleghi e di molti giornalisti della stampa e della televisione. Alla manifestazione partecipò anche lo scrittore Piero Chiara e lo stesso Migneco illustrò gli aspetti formali e contenutistici dell'opera da lui realizzata, intitolata “Partenza dell'emigrante”.
Il concorso “Aspetti della Valcuvia” fu il più ricco di premi: vi prese parte anche Umberto Faini, che due anni dopo avrebbe frequentato il corso estivo di affresco.
1963
L'obiettivo principale fissato per il 1963 fu il completamento delle stazioni della Via Crucis. Morelli, Carpi, Usellini, Montanari portarono a compimento i propri dipinti, e la stessa fu inaugurata il 22 settembre: Arcumeggia si era arricchita di una nuova realtà artistica, accanto a quella ormai consueta della Galleria dell'affresco all'aperto.
A cornice della realizzazioni delle stazioni della Via Crucis venne organizzata, ancora una volta, la manifestazione di pittura estemporanea “Aspetti della Valcuvia” vinta, tra gli altri, da Albino Reggiori, con il dipinto intitolato “Arcumeggia”.
1964
Problemi di carattere economico, accanto ad un certo clima di stanchezza e di ripetitività, rischiavano di far decadere o di ridimensionare la manifestazione dei “Pittori in vacanza”. Si rendeva perciò necessario trovare, oltre che finanziamenti privati, formule inedite per attirare nuovamente l'attenzione dei mass media nazionali e del grande pubblico.
Si procedette comunque con l'invitare un nuovo gruppo di pittori tra i più rinomati del panorama nazionale; tra questi, solamente Gianni Dova accettò l'invito, e realizzò l'affresco intitolato “Corrida” con l'assistenza tecnica di Morellato. Il 15 luglio l'opera fu presentata, illustrata dallo stesso autore.
Il 24 agosto venne inaugurato il secondo corso estivo di affresco, per allievi scelti dalle più prestigiose Accademie d'Italia, quali quelle di Milano, Bologna, Venezia, Firenze e Torino. Tra loro c'era Umberto Faini, discepolo di Carpi.
L'edizione del concorso “Aspetti della Valcuvia” vide la partecipazione di alcuni “pittori della canzone”, con lo scopo di rinnovare la manifestazione e rivitalizzarne interesse e curiosità: Toni Dallara, Giovanni Danzi, Misa, Carlo Donida erano cantanti conosciuti dal grande pubblico per la loro attività musicale, ma che si dilettavano anche di pittura. Come sempre, le opere prescelte furono esposte in mostra a Cuveglio, mentre i “pittori della canzone” organizzarono ad Arcumeggia una mostra delle proprie opere, suscitando con la loro presenza un afflusso ancora maggiore di turisti in visita nel suggestivo borgo valcuviano.
1965
In occasione dei primi dieci anni di attività fu organizzata una grande festa, alla quale furono invitati tutti coloro che avevano realizzato opere ad affresco ad Arcumeggia e tutti i premiati nelle varie edizioni del concorso di pittura estemporanea “Aspetti della Valcuvia”. La “Rassegna del decennale” prevedeva una mostra nel Palazzo Comunale di Cuveglio, l'inaugurazione ufficiale della Via Crucis, un dibattito nel salone della Camera di Commercio di Varese sul tema “Un esperimento di pittura contemporanea ad Arcumeggia ed in Valcuvia”. Nel corso della serata emerse dal dibattito il suggerimento di rendere maggiormente partecipi al progetto Arcumeggia anche gli artisti locali, soprattutto Innocente Salvini; in quest'occasione di manifestò il desiderio di dedicare nel paese una via a Mario Beretta, uno dei principali fautori del borgo artistico.
Si continuò intanto, su altri fronti, a sperimentare nuove forme di pubblicità: un gruppo di allievi dell'Accademia di Brera, guidati da Gianfilippo Usellini, partecipò alla tramissione televisiva “La fiera dei sogni”, con la speranza di realizzare il sogno di vedere presente ad Arcumeggia un grande maestro di arte contemporanea, quali ad esempio Pablo Picasso e Oskar Kokoschka. Il sogno rimase tale, ma l'interesse della stampa e della televisione italiana e svizzera ne fu certamente rafforzato.
1966
Ripresero le iniziative per incrementare il numero di affreschi della Galleria all'aperto: Aldo Carpi, che già aveva avuto modo di collaborare con Arcumeggia quando aveva realizzato, alcuni anni prima, due stazioni della Via Crucis, eseguì un grande affresco raffigurante “Sant'Ambrogio che benedice Arcumeggia”. L'inaugurazione avvenne il 9 ottobre, mentre l'artista festeggiava gli ottant'anni; nello stesso giorno fu inaugurata la Bottega Del Pittore, sede di mostre temporanee, proprio con una personale di Carpi. L'attenzione dell'E.P.T. Fu indirizzata quell'anno anche verso la terza edizione della mostra “Artisti Contemporanei”, allestita presso le Fornaci di Cunardo. Dedicata ai pittori che avevano lavorato alla Galleria dell'affresco di Arcumeggia, fu affiancata da una prestigiosa prima rassegna postuma di Hans Arp, grande protagonista del Dadaismo. Nello stesso periodo l'E.P.T. era impegnato anche nella programmazione di una mostra su Francesco del Cairo; per questi motivi in quel periodo vennero sospese sia la manifestazione “Le Noci D'Oro” sia il concorso di pittura estemporanea “Aspetti della Valcuvia”, che era andato sempre più perdendo di interesse.
1967-1968
Arcumeggia non fu soltanto teatro di pittura: nella seconda edizione del concorso di chitarra classica, nel 1967, Morellato e Usellini intervennero alla premiazione, e quest'ultimo diede notizia di un suo nuovo, ulteriore lavoro ad affresco per il paese. Infatti, alla fine di agosto, il pittore realizzò nella cappella votiva posta lungo la strada per S. Antonio il dipinto raffigurante “S. Antonio Abate e San Rocco”. Nel giorno dell'inaugurazione, il 22 ottobre, venne anche collocata sulla lunetta sopra l'ingresso della chiesa parrocchiale un'opera in ceramica, realizzata da Aldo Carpi, che raffigura l'Agnello divino. Alla Bottega del Pittore si svolsero inoltre nell'anno una collettiva dei Maestri ed una mostra personale di Renato Guttuso, che presentava disegni e tele. Guido Piovene tenne una conferenza durante l'inaugurazione, avvenuta il 24 settembre.
Dal 1968 al 1971 il progetto della Galleria all'aperto ebbe un primo periodo di stasi, in cui gli unici eventi furono alcune mostre presso la Bottega Del Pittore ed una personale di Sante Monachesi, curata da Morellato.
GLI ANNI SETTANTA
Ad eccezione della realizzazione delle opere di Innocente Salvini (1971) e di Ernesto Treccani (1974), gli anni '70 furono caratterizzati da un secondo rallentamento delle attività. Con questi due artisti si può considerare conclusa la fase storica del progetto riguardante Arcumeggia. Mentre Salvini lavorava a “La spartizione della polenta in famiglia” una sua personale era allestita alla Bottega Del Pittore.
Nella stessa sede, nel 1972, si tenne una mostra di arte contemporanea di opere dei maggiori artisti italiani, tra cui lo stesso Treccani. Due anni dopo il pittore tornò ad Arcumeggia per realizzare il proprio affresco “Composizione agreste” ed inaugurare una personale di circa quaranta opere costituenti un'illustrazione del “paesaggio intorno a Varese”.
1985
A tante iniziative e proposte di alto livello seguirono diversi anni di stasi, praticamente un decennio, che trovano una parziale giustificazione nel manifestarsi di una consistente crisi economica, alla quale si cercò di porre rimedio costituendo un consorzio che – avvalendosi della collaborazione di altri enti e del finanziamento della Regione Lombardia – avrebbe dovuto farsi carico del proseguio delle attività. Tutto questo, tuttavia, non ebbe luogo, ma ciò non impedì di porre l'attenzione sul problema della tutela e conservazione dell'importante patrimonio pittorico che cominciava a manifestare parziali sintomi di degrado.
Nel 1985 Aurelio Morellato, allora titolare della cattedra di Restauro all'Accademia di Ravenna, si occupò di verificare dapprima lo stato dei dipinti della Via Crucis, ma ben più urgenti risultavano gli interventi a tutela degli affreschi della Galleria all'aperto. La visita a fine luglio 1985 del professor Scurati, Soprintendente Vicario ai Beni Ambientali della Lombardia, ebbe la finalità di reperire materiale documentario su ogni singolo dipinto per poi creare una corretta copertura delle opere. Anche i lavori degli allievi richiedevano cure e protezione, in considerazione del fatto che alcuni di loro erano nel frattempo divenuti protagonisti dell'arte contemporanea.
Nel medesimo anno venne organizzato un corso estivo dell'affresco che vide la partecipazione di molti allievi stranieri: il corso, diretto da Morellato e Crippa, portò alla esposizione di trentasei affreschi. In occasione della mostra finale si cominciò a parlare di tutela del patrimonio pittorico di Arcumeggia, e parallelamente furono esposti diciannove interventi compiuti sui dipinti presenti nelle vie del borgo.
GLI ANNI NOVANTA
Nei primi decenni della sua storia Arcumeggia era stata in grado di richiamare turisti che potevano accostarsi alle opere d'arte man mano che venivano realizzate; trent'anni dopo il paese dipinto esercitava un'attrazione dovuta soprattutto al suo affascinante passato artistico, alla presenza diretta dei pittori che avevano realizzato opere appositamente per abbellirlo. Il rischio era allora quello che Arcumeggia potesse ancora far parlare di sé solo per questioni relative alla conservazione. Per evitare questo pericolo, nel 1991 si decise di riattivare l'antica tradizione, contattando un artista di elevata statura, che aveva già avuto rapporti con il borgo della Valcuvia, ossia Aligi Sassu.
Nacque così, grazie ad un finanziamento della Banca Popolare di Luino e di Varese, il suo secondo affresco “San Martino”; in occasione dell'inaugurazione fu annunciata la creazione di un consorzio di tutela, formato da Provincia di Varese, Comunità Montana, Ente Provinciale per il Turismo, Comune di Casalzuigno e Pro Arcumeggia.
I compiti affidati alla nuova convenzione riguardavano non solo la tutela del patrimonio, ma anche la cura delle iniziative artistiche, i corsi estivi dell'affresco, l'avvio di un laboratorio permanente d'arte contemporanea presso la Casa del Pittore.
Accanto a queste, vennero avanzate altre proposte, comunque mirate a promuovere la rinascita del borgo artistico e la partecipazione di altri importanti artisti.
In quell'anno furono ad Arcumeggia anche Giancarlo Borgia, con una personale alla Bottega Del Pittore, Carmelo Nino Trovato e Gioxe De Micheli, che realizzò l'affresco intitolato “Il soldato che non vuole la guerra”.
Nel 1993, per iniziativa dell'Azienda di Promozione Turistica del Varesotto, del Comune di Casalzuigno e della Pro Arcumeggia, nacque un'Associazione che riuniva le oltre centocinquanta Gallerie all'aperto sparse su tutta la penisola. Uno dei primi obiettivi dell'Associazione dei Paesi Dipinti (AssIPaD) era quello di “realizzare un'offerta euroturistica comprendente itinerari tra i dipinti dell'Italia minore e prendere visione delle realtà di ogni singolo borgo con occhio particolare alla tutela delle opere in affresco o in murales”.
Nel 1994 fu definita la convenzione tra gli enti territoriali e l'azienda di promozione turistica provinciale, strumento essenziale perché potesse essere garantita la continuità dell'esistenza del paese degli affreschi: il testo che regolava i rapporti tra gli enti coinvolti aveva tra le proprie finalità “la conoscenza, la valorizzazione culturale e turistica e la gestione dei valori artistici, paesistici e naturali di Arcumeggia” ed esprimeva “la volontà di porre in atto ogni iniziativa necessaria alla promozione artistico-turistica e quella di godimento sociale dell'intera <<Galleria all'aperto dell'affresco>> ivi compresi la <<Casa del Pittore>>, la <<Bottega del Pittore>> e le aree pubbliche poste attorno alla piccola chiesetta”. La guida del Consorzio venne assunta dalla Comunità Montana della Valcuvia, di cui erano allora Presidente Ercole Jelmini e Assessore alla Cultura l'arcumeggiano Angelo Allera.
Il primo significativo segnale della rinata vitalità artistica di Arcumeggia fu, nell'agosto dello stesso anno, l'arrivo di Umberto Faini per eseguire un nuovo affresco. Il pittore milanese era già stato ad Arcumeggia in diverse occasioni: allievo del corso estivo del 1964 e aiuto di Carpi nell'esecuzione del suo “Sant'Ambrogio benedice Arcumeggia”, egli realizzò un dipinto intitolato “Allegoria della decorazione murale”. Contemporaneamente alla Bottega del Pittore si tenne una sua mostra personale, nella quale vennero esposti anche gli studi preparatori dell'affresco. Faini era coadiuvato da Barbara Galbiati che, nello stesso periodo, eseguì un proprio affresco intitolato “Bocc”, che nel dialetto locale significa “caprone”, per la tradizione il simbolo di Arcumeggia.
Nel 1995 si tenne alla Bottega del Pittore una personale di Carlo Fayer sul tema degli affreschi. L'anno successivo lo stesso pittore diresse un nuovo corso estivo dell'affresco e realizzò delle vetrate per la chiesa parrocchiale.
Nel 1996 avvenne il ritorno di Gioxe De Micheli, con una sua mostra personale, e Massimo Antime Parietti eseguì un grande affresco intitolato “Primavera”.
Il rinato consorzio per la gestione del paese dipinto affrontò ben presto anche il problema della salvaguardia delle opere: con notevole impegno finanziario furono realizzati diversi interventi di restauro, a carico dell'ente in quanto la Sovrintendenza ai Beni Artistici non poteva per legge intervenire su dipinti che avevano meno di cinquant'anni.
DOPO IL 2000
I primi dieci anni del nuovo millennio furono ricchi di eventi che riguardarono molteplici aspetti: la tutela degli affreschi, come si è detto, divenne un obiettivo primario. Nel corso dell'anno 2000 si promosse un'azione di monitoraggio sulle opere, che evidenziò una situazione preoccupante delle loro condizioni e l'avvio di una campagna di restauro a partire da quelle maggiormente compromesse. Nel corso del 2003 si intervenne su “Il Cristo e la Samaritana” di Enzo Morelli, “Maternità” di Bruno Saetti e “Cristo Crocefisso” di Fiorenzo Tomea. Nel 2004 gli interventi riguardarono “Il trionfo di Gea” di Monachesi, “Attesa” di Ferrazzi, “Bambini tra gli alberi” di Menzio e “Ragazza alla finestra” di Brancaccio. Nel 2005 si pose mano al restauro dell'opera di Remo Brindisi “Abitanti e lavori del posto”.
Alle diverse campagne di restauro vennero affiancate mostre sui percorsi artistici compiuti dai pittori, per aiutare il pubblico a conoscerli e comprenderli, ma anche per sensibilizzarlo in merito alla necessità di tutelare e conservare le opere.
Nel 2001 la stagione artistica di Arcumeggia fu dedicata nella sua interezza all'incontro con l'Europa: si decise di realizzare un nuovo affresco e se ne affidò l'incarico ad Antonio Pedretti, che realizzò un'opera di grandi dimensioni dal titolo “Le Alpi, cuore d'Europa”. Una mostra di disegni preparatori dell'artista fu allestita alla Bottega del Pittore. Il 13 ottobre una giornata di studi sui temi del paese dipinto come realtà museale e su tecnica dell'affresco e restauro accompagnò il momento dell'inaugurazione del dipinto, alla presenza di studiosi e autorità.
Quegli anni furono caratterizzati da un'intensa collaborazione tra gli Enti convenzionati ed il Liceo Artistico “Frattini” di Varese. Tra le molteplici iniziative citiamo la mostra dedicata nel 2002 all'Architetto Bruno Ravasi (che ad Arcumeggia progettò le quinte che ospitano la Via Crucis e la Casa Del Pittore), a Vittorio Tavernari nel 2003, il 1° Concorso per ex allievi, che culminò in una mostra delle opere dei vincitori nel 2004, una mostra di scultura dedicata a quattro giovani artiste varesine nel 2005.
Nello stesso anno, a seguito dello scioglimento dell'Azienda di Promozione Turistica, fu necessario porre mano alla revisione della convenzione in essere tra gli enti territoriali ed al suo rinnovo. Le prerogative appartenute all'APT erano passate a Provincia di Varese, che divenne ente capofila di un nuovo accordo, cui partecipano tutt'ora Comunità Montana, Comune di Casalzuigno e Associazione Pro Arcumeggia.
Il 2006 fu caratterizzato dalla celebrazione del cinquantesimo degli affreschi di Arcumeggia: una mostra dedicata ad Aligi Sassu sottolineò l'evento ed il forte legame di Arcumeggia con il territorio provinciale, poiché l'esposizione venne allestita in quattro diverse sedi. Molti eventi si svolsero durante l'intera stagione estiva, ed uno spettacolo itinerante serale per le vie del paese, attraverso installazioni audio-visive, raccontò la storia del paese dipinto in un percorso di grande suggestione.
I festeggiamenti culminarono con la realizzazione di un nuovo affresco, affidata ad Albino Reggiori. Il dipinto, però, non poté essere realizzato dall'artista che mancò pochi giorni prima della sua creazione. Per precisa volontà della famiglia, in accordo con il Comune di Casalzuigno, furono Pier Giorgio Ceresa e Leo Tami, pittori ticinesi e allievo il primo del Corso estivo di affresco del 1964, ad operare per la sua realizzazione. L'affresco, intitolato “Cattedrale” venne inaugurato nel settembre 2006.
Il tema dei restauri continuò a rappresentare un elemento cardine degli interventi della Provincia ad Arcumeggia: ottenuto un cospicuo finanziamento statale destinato a questo scopo, fu stipulata una convenzione con l'Opificio delle Pietre Dure di Firenze che, nel 2007, inviò docenti ed allievi del corso di restauro degli affreschi per un nuovo lavoro di censimento e monitoraggio di tutte le pitture esistenti. Nell'estate dello stesso anno Umberto Faini diresse un nuovo corso di affresco, che vide la partecipazione di una decina di giovani pittori.
Negli stessi anni era nata ad Arcumeggia, su iniziativa di Luigi Sangalli, una nuova realtà: la “Sangalleria”, una piccola galleria d'arte che, dal 2005 in poi, continua a proporre mostre di pregio e partecipa attivamente con la propria sede espositiva a tutti gli eventi artistici del paese dipinto.
Il 22 luglio 2007, inoltre, venne inaugurata e presentata al pubblico la raccolta di gessi delle opere che compongono la “Gipsoteca Giuseppe Cerini e Giovanni Vidini”, scultori di origini arcumeggiane che operarono nel Novecento in Italia e all'estero. La realizzazione fu possibile grazie alla donazione degli spazi e delle opere al Comune di Casalzuigno da parte degli eredi degli scultori e a seguito di un progetto che aveva coinvolto ancora una volta gli allievi del Liceo Artistico “Frattini” di Varese: esso prevedeva sia la progettazione dello spazio espositivo e dell'allestimento, sia il restauro e la pulizia delle opere, restituendo al pubblico altro prezioso patrimonio.
Nel 2009, infine, fu allestita negli spazi della Sangalleria e presso la Bottega Del Pittore, un'importante mostra su Innocente Salvini; per ricordare la figura del pittore, in collaborazione con il Museo Salvini di Cocquio Trevisago, a cura della Convenzione, nel 2010 venne pubblicato il volume “Il colore per me è come un delirio” che raccoglie il carteggio tra l'artista ed i critici che ne seguirono l'evoluzione.
La Galleria all'aperto dell'affresco partecipa dal 2004 al Circuito Museale Valcuviano; ogni anno, nell'ambito dei progetti di didattica museale promossi da Comunità Montana, il paese ospita laboratori dedicati agli alunni delle scuole del territorio.
In tutti questi anni occorre sottolineare l'attività incessante dell'Associazione Pro Arcumeggia, che ha rappresentato un essenziale punto di riferimento per tutti i soggetti, Enti territoriali o privati, che a vario titolo hanno agito nel paese: il programma di attività che viene annualmente predisposto con il sostegno degli Enti contribuisce a valorizzare il borgo dipinto, diffonderne la conoscenza, accogliere i visitatori in questa realtà che continua ad essere un gioiello tra arte e natura ed una significativa risorsa per il territorio varesino.