Gianni Dova – Corrida

autore: GIANNI DOVA
titolo: Corrida
tecnica: affresco
misure: cm. 200 x 200
epoca: 10 - 15 luglio 1964
collocazione: piazza Minoia
iscrizioni: “dova” in basso a destra

 

dipinto Gianni DovaL’opera. Il dipinto costituisce, assieme a quello di Montanarini, uno dei rari esempi di opere presenti ad Arcumeggia concepite secondo i principi del puro astrattismo che affida tutta la propria forza comunicativa alle forme ottenute con il solo colore. L'opera di Dova, però, a differenza della precedente, pare racchiudere le campiture cromatiche entro immagini biomorfe.

 

L'artista. Nacque a Roma 1'8 gennaio 1925. Si formò all'Accademia di Brera di Milano, dove si era trasferito dal 1939, sotto la guida di maestri quali Carpi, Carrà e Funi.
Nel febbraio del 1946 firmò il manifesto del realismo "Oltre Guernica", mentre l'anno successivo tenne la prima personale a Venezia. Negli anni Cinquanta fu uno dei protagonisti, insieme a Fontana e Crippa, del movimento spazia le italiano cui aveva aderito già nel 1948. A partire dalla metà degli anni Cinquanta fu molto conosciuto anche in città estere come Bruxelles, Parigi e San Paolo del Brasile.
Partecipò a numerose Biennali veneziane (1952-54-56-66), ai Salon de Maj (1955-57-59-62-64-66-67) di Parigi e alla Triennale di Milano. Nel 1962 alla Biennale di Venezia gli fu dedicata una personale. Nel 1972 a Palazzo Reale a Milano fu realizzata un'antologica.
Morì a Milano nel 1991.

 

Notizie storico-critiche. Il linguaggio adottato da Dova per Il dipinto di Arcumeggia rispecchia perfettamente le scelte artistiche che resero famoso l'artista e che risalivano almeno al 1954, anno in cui ebbe modo di osservare di persona, alla Biennale di Venezia di quell'anno, numerose opere di Max Ernst. Dova rima e affascinato dalle immagini oniriche e dalle tecniche proposte dal grande maestro tedesco tanto che seppe coniugarle con i principi formali e poetici dell'astrattismo, ottenendo un'originale miscela di suggestive macchie di colore che paiono originarsi da forme naturali.
Soluzioni formali simili all'affresco di Arcumeggia, probabilmente l'unico eseguito durante la feconda carriera di Dova come artista, si ritrovano in opere quali "Racconto verso sera" (1960, olio su tela), "Uno che avanza" (olio su tela), "Composizione" (1963, tempera). In quest'ultima opera in particolare si riscontrano analogie nella riproduzione di forme curve, quasi dinamiche, e delle originali cuciture visibili nel quadrilatero bianco riprodotto al centro dell'affresco.
Nel 1968 realizzò un dipinto dal tema analogo a quello di Arcumeggia, ovvero una "Corrida" caratterizzata da soluzioni formali assai differenti, mentre nel 1970 eseguì una terza "Corrida" (cm. 60x 70, olio su tela) che presenta qualche tangenza con l'affresco di Arcumeggia grazie alla presenza di due mezzelune colorate e una piccola "cucitura" al centro.
Sotto il profilo formale queste sono delle tangenze un po' generiche ed è pressoché impossibile trovarne di più aderenti, mentre molto più numerose sono le vicinanze dal punto di vista tematico poiché Dova, oltre alle sunnominate "Corride", fu spesso attratto da soggetti quali tori e arene, naturalmente sempre sviluppati mediante un assoluto rifiuto del naturalismo e un'applicazione di un linguaggio astratto-surreale, che venne ben descritto dal critico Giorgio Kaisserlian, fecondo collaboratore del Comitato Organizzativo di Arcumeggia: "non c'è più spazio a priori in cui vengono a collocarsi degli oggetti che danno spettacolo. Ci sono delle strutture e lo spazio nuovo che può nascere dal loro intrecciarsi resta imprevedibile. È uno spazio concreto e vero come il fiore che appare quando si dischiude una corolla".

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Gianni Dova – Corrida

 

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